8 Marzo, riflessione su donne e lavoro: a sorpresa impennata di quote rosa

8 Marzo, riflessione su donne e lavoro: a sorpresa impennata di quote rosa

by Claudia in blog 08/03/2018

Mamme, casalinghe, figlie… Donne. Nel giorno in cui si festeggia la festa della donna, prendiamo spunto per riflettere sul settore lavorativo, sulle difficoltà incontrate dal gentil sesso, ma anche sull’arrivo di una rinascita tutta al femminile. Ce lo dicono i dati Istat, che si tingono di rosa dando una scossa al difficile mondo del lavoro, complicato già per gli uomini, ma ancor di più per le donne.

 

I dati “rosa” dell’Istat

Le donne danno un’impennata all’occupazione di febbraio. Dopo la caduta di gennaio infatti, la percentuale degli occupati torna a salire grazie alla componente femminile e ai giovani tra i 15 e i 24 anni. Tradotto in numeri, rispetto a dicembre, siamo a +25mila, per chi ama le percentuali: +0,1%, facendo salire quindi al 58,1% l’occupazione totale.

Le donne crescono anche nel trimestre novembre-gennaio, di un timido ma significativo 0,1% e l’occupazione totale su base annua, aprite bene le orecchie, aumenta di un bel 0,7%, percentuale a cui si è arrivati grazie esclusivamente, manco a dirlo, alle donne.

Nel 2018 il tasso di occupazione femminile tocca il suo massimo storico: 49.3%, un grandissimo risultato nonostante tutte le difficoltà e le discriminazioni ancora esistenti. Ciò significa che hanno retto meglio la crisi dei colleghi uomini, colpiti invece dal crollo che ha toccato i settori in cui sono maggiormente occupati, come edilizia e industria. I servizi invece, dove le quote rosa sono maggiori, si sono salvati. Anche per questo le donne hanno poi recuperato prima le posizioni perse.

 

Uomini e donne a lavoro: esiste una discriminazione?

Ebbene, nel 2018 siamo ancora a parlare di discriminazione uomo/donna nel mondo del lavoro. Purtroppo i numeri parlano e le differenze ci sono. Dati alla mano, il World Economic Forum sentenzia che in Italia il divario retributivo tra donne e uomini supera il 50%. Come mai? Forse perché nella nostra cultura, ancora una volta, si pensa alla donna come lavoratrice-casalinga, costringendola quindi a scegliere a un certo punto tra famiglia e carriera. Quasi sempre la scelta cade sulla seconda, in modo molto naturale.

Un altro importante studio, stavolta dell’International Business Report, conferma che soltanto 3 aziende italiane su 10 considerano prioritaria una presenza mista tra uomini e donne al loro interno. Il grande scoglio quindi probabilmente è anche la mentalità.
Ricordiamo che nonostante queste differenze ancora radicate nel nostro paese, le donne non si danno per vinte e continuano a crescere nel settore occupazionale.

 

Maternità, ecco come funziona

Se da una parte l’occupazione femminile aumenta, dall’altra è sempre più dura conciliare impegni familiari e lavorativi, in particolar modo per le mamme. Sì, perché spesso sono ancora le donne che curano i figli, gli anziani e la casa.

Ma occupiamoci ora della maternità, che da sempre spaventa molti datori di lavoro. In Italia abbiamo il congedo di maternità, ovvero l’astensione obbligatoria dal posto di lavoro per le lavoratrici dipendenti nel periodo della gravidanza e convalescenza. Si parla di 5 mesi, di norma coincidenti con i due mesi prima dal parto e i tre mesi dopo. Sotto consenso medico si possono fare 4 mesi dopo il parto e solo uno prima. Esiste anche la paternità, che prevede quattro giorni di astensione da poter usufruire entro i cinque mesi di vita del piccolo. In alcuni casi molto particolari, è previsto un altro periodo di astensione per i papà, richiesto per sostituire la mamma (in caso di morte, malattia grave, abbandono…). 

Nei periodi di congedo, sia di maternità che di paternità, si ha diritto a un’indennità da parte dell’Inps dell’80% dello stipendio giornaliero. Cosa succede alla fine dei 5 mesi di maternità obbligatoria? Arriva quella facoltativa, ovvero il congedo parentale (per entrambi i genitori). Ci si può assentare per sei mesi dal lavoro nel caso delle mamme, sette mesi per i padri, oppure anche insieme per non più di 11 mesi. La retribuzione arriva al 30% fino ai 6 anni del figlio, mentre non si ha diritto alla retribuzione nei casi di figli dagli 8 ai 12 anni. Dai 6 agli 8 anni però, in caso di famiglie disagiate, la retribuzione rimane del 30%.

 

Programmi elettorali: proposte in favore del mondo femminile

Qualcuno ci ha provato. Nei programmi delle elezioni di domenica, alcuni partiti hanno messo nero su bianco delle proposte per le donne. Tra quelle avanzate troviamo l’aumento di risorse a favore del Fondo per i centri antiviolenza contro il femminicidio, ma anche un incentivo per la flessibilità oraria, l’abbassamento dei costi dell’asilo nido o ancora un utilizzo degli appalti pubblici per sviluppare l’imprenditoria femminile

C’è anche chi ha inserito nel proprio programma l’abbattimento della disparità salariale di cui parlavamo all’inizio, parificando le retribuzioni di uomini e donne che svolgono le stesso lavoro, e introducendo un sistema di controllo e sanzioni per chi non segue le regole. 

Infine è stato anche proposta una pensione da 1000 euro per quelle mamme e casalinghe che non hanno mai versato i contributi. Certo, sarebbe stata una soluzione perfetta per avere finalmente delle casalinghe NON disperate.